A prendere parte al progetto saranno le diverse categorie produttive iscritte alla Camera di Commercio, insieme alle istituzioni preposte alla sicurezza e alla giustizia: Prefettura, Questura, Procura della Repubblica, Forze di Polizia, oltre a una rete di enti locali già impegnati con Avviso Pubblico nella promozione dei valori di trasparenza e legalità.
- PREVENIRE E CONTRASTARE: COSA FARE E A CHI RIVOLGERSI
-
Le mafie si possono sconfiggere a condizione che insieme all’attività repressiva svolta dalle forze di polizia e dalla magistratura si attui, contemporaneamente, un’attività preventiva che veda come protagonisti il mondo delle imprese, delle libere professioni, del sindacato, delle associazioni, delle banche, delle istituzioni, della politica, della scuola, dell’università e della società nel suo insieme.
È importante promuovere una cultura della legalità che sia ancorata ai principi della nostra Costituzione, che educhi al rispetto delle regole, intese non esclusivamente come vincoli, ordini e comandi ma, prima di tutto, come delle possibilità, come degli strumenti che garantiscono libertà e diritti. Elementi, questi ultimi, che le mafie negano, anche nel settore economico-finanziario e produttivo.
Pertanto è importante:
- denunciare alle autorità competenti qualsiasi situazione di criticità di cui si è venuti a conoscenza o nella quale si è pensa di essere finiti;
- non chiedere mai servizi e capitali al di fuori dei circuiti legali;
- adottare modelli di selezione dei fornitori, controllare chi sono, come e dove operano;
- adottare modelli che aiutino a capire chi sono i principali partner economici;
- formalizzare procedure e modelli organizzativi (es. Modello organizzativo di gestione e controllo dei rischi previsto dal DLgs 231/01)
- svolgere analisi di gestione dei rischi, anche mediante procedure di controllo interne
- valutare la possibilità di ottenere il rating di legalità
- per i liberi professionisti: evitare di fornire servizi e consulenze a persone o realtà di cui si sospetta il legame con organizzazioni criminali di tipo mafioso e segnalare le operazioni finanziarie sospette.
Chi denuncia lo può fare in modo protetto e sicuro alle autorità competenti.
Chi denuncia protegge se stesso e la comunità in cui vive e il mercato in cui lavora.
A CHI RIVOLGERSI?
● Arma dei Carabinieri - Comando provinciale di Verona
Via Salvo D'Acquisto 6 - 37122 Verona
Telefono 045 80561
tvr29900@pec.carabinieri.it
● Guardia di Finanza - Comando provinciale di Verona
Via Cristoforo Colombo 117 - 37138 Verona
Telefono 045 493 6787
● La Questura di Verona
Lungadige Antonio Galtarossa, 11 - 37133 VERONA
telefono: Centralino: 0458090411 - chiedere della Squadra Mobile
● Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verona
via dello Zappatore n. 1 - 37122 Verona
telefono: 045 8085599 (centralino)
● Prefettura di Verona
Ufficio vittime estorsione e usura della Prefettura di Verona
http://www.prefettura.it/verona/contenuti/Vittime_usura-43714.htm
via S. Maria Antica 1 - 37121 Verona
Telefono 045 8673 411
prefettura.verona@interno.it
protocollo.prefvr@pec.interno.it
● Il Comune di Verona ha predisposto un Ufficio Antiusura, per fornire un punto di ascolto e di indirizzo.
LA SITUAZIONE DELLE MAFIE IN ITALIA E NEL VENETO
Le mafie: cosa sono e come operano
Le mafie sono organizzazioni criminali segrete, nate nell’800 nel Mezzogiorno. A partire da metà del Novecento, le mafie si sono diffuse anche nel resto delle regioni italiane, in diversi stati europei e del resto del mondo. Le mafie costituiscono una minaccia reale e concreta per la democrazia, l’economia e la sicurezza.
Il fenomeno mafioso è considerato reato dal 1982, quando fu approvata la legge n. 646 del 13 settembre 1982, detta legge Rognoni – La Torre dal nome dei promotori, il ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, e il parlamentare Pio La Torre. Il terzo comma dell’articolo 416-bis introdotto da questa legge specifica che:
“l'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte [almeno tre persone, ndr] si avvalgono della forza di intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per:
- commettere delitti;
- acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici;
- per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri;
- al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.
Le mafie italiane
Le principali mafie italiane sono: Cosa nostra (Sicilia), ‘Ndrangheta (Calabria), Camorra (Campania), Sacra corona unita (Puglia). Si tratta di organizzazioni diverse per struttura, evoluzione, capacità di penetrazione in territori diversi da quelli di origine e nell’economia legale.
In Veneto, dalla metà degli anni ‘70 alla metà degli anni ‘90 del XX secolo ha operato un’organizzazione mafiosa denominata “Mafia del Brenta”.
Le mafie straniere
Dagli anni Novanta del secolo scorso, anche a causa dei cambiamenti geopolitici generati dalla caduta del muro di Berlino, in Italia hanno iniziato ad operare organizzazioni mafiose di origine straniera, provenienti dal Sud America, dalla regione balcanica e dal continente asiatico e africano. I gruppi criminali stranieri sono attivi soprattutto nel traffico di droga e nel traffico e sfruttamento di persone, in particolare a fini sessuali (prostituzione) e di lavoro forzato. I rapporti tra mafie italiane e straniere si registrano, soprattutto, nel settore del traffico di droga, nella gestione della tratta e del traffico di migranti e in quello della contraffazione di prodotti.
Gli obiettivi delle mafie
Il fine delle mafie è quello di acquisire ricchezza e potere, rapidamente e impunemente, attraverso l’esercizio della corruzione, dell’intimidazione e della violenza. A differenza di altre forme di criminalità organizzata, per raggiungere il loro scopo, le mafie si caratterizzano per la loro capacità di instaurare rapporti con persone che appartengono a cerchie sociali esterne al mondo criminale - la cosiddetta “area grigia” - come ad esempio esponenti politici, imprenditori, liberi professionisti, operatori delle forze dell’ordine e della magistratura, o del mondo finanziario.
La prova dell’esistenza di questi rapporti si evince non solo dalle inchieste giudiziarie ma anche, ad esempio, dal numero dei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, delle interdittive antimafia emesse dalle prefetture, dalle operazioni finanziarie sospette segnalate dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, dal numero di beni e aziende confiscate segnalato dall’Agenzia nazionale istituita per gestire i patrimoni sottratti definitivamente ai mafiosi.
Le mafie operano come imprese e banche
Le mafie operano come imprese e come banche: offrono servizi e capitali, sia nei mercati illegali che in quelli legali. Il loro obiettivo principale è riciclare ingenti quantità di denaro frutto, in particolare, del traffico di sostanze stupefacenti. Per raggiungere questo obiettivo hanno bisogno della complicità e della connivenza di persone esperte non appartenenti al circuito criminale.
I reati spia
Le forze di polizia definiscono “reati-spia” una serie di accadimenti dietro i quali è possibile la presenza della criminalità mafiosa. Tra questi:
- Intimidazioni: incendi, lettere minatorie, aggressioni, danneggiamenti;
- Estorsioni e usura;
- Incendi di rifiuti, di automezzi, di immobili civili e industriali;
- Aumento del consumo di stupefacenti;
- Numero di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette segnalate dalla Banca d’Italia (Unità di informazione finanziaria).
Le mafie in Veneto: cenni storici
Il Veneto non è una terra di mafie, ma una terra che interessa alle mafie. Innanzitutto, per fare affari e, in secondo luogo, come spazio in cui smerciare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Il Veneto e il Nord Est hanno attirato le organizzazioni criminali non solo per il loro sistema economico, ma anche per la posizione geografica nonché per le infrastrutture stradali, portuali, aeroportuali e ferroviarie presenti sul territorio. Il Veneto e il Nord Est sono territori di destinazione e di transito di merci e capitali di natura illecita.
Le prime tracce della presenza mafiosa in Veneto risalgono agli anni ‘60 del Novecento quando sul territorio sono giunti alcuni mafiosi siciliani e campani inviati al Nord come soggiornanti obbligati. Nelle province di Padova e di Venezia, tuttavia, esistevano già dei gruppi criminali organizzati, dediti soprattutto a rapine, furti, gestione di bische clandestine e, più tardi, anche di sequestri di persona. Tra i mafiosi giunti dal Sud e i criminali autoctoni, dopo alcuni iniziali scontri in cui si sono registrati anche degli omicidi, si è successivamente stabilita una alleanza sino a sfiorare la compenetrazione, come è stato scritto in una relazione della Commissione parlamentare antimafia del 1994.
Tra la metà degli anni ‘70 e la metà degli anni ‘90 nel Veneto, in particolare tra le province di Venezia e di Padova, ha operato un’organizzazione mafiosa autoctona chiamata Mafia del Brenta, il cui capo riconosciuto è stato Felice Maniero. Questo gruppo criminale ha avuto rapporti con esponenti di Cosa nostra siciliana e della camorra campana, soprattutto in relazione al traffico di sostanze stupefacenti. Maniero è stato arrestato l’ultima volta nel 1994 a Torino. Ha deciso di collaborare con lo Stato ponendo fine, di fatto, all'esistenza della mafia del Brenta.
A livello ufficiale, in particolare dalla Commissione parlamentare antimafia, è stato riconosciuto che per molti anni, in Veneto e nel Nord Est vi è stata una diffusa sottovalutazione della presenza del fenomeno mafioso. La penetrazione delle cosche è avvenuta in modo silente, spesso senza la messa in atto di azioni violente eclatanti, ma corrompendo e investendo denaro nel sistema economico locale, in ciò favoriti dalla complicità di professionisti, imprenditori, amministratori locali, membri delle forze di polizia e del mondo bancario e finanziario locale. Negli ultimi anni, le inchieste giudiziarie - tra cui, Stige, Fiore Reciso, Valpolicella, At Last, Ciclope, Isola scaligera e Taurus - associate alle attività di prevenzione all’infiltrazione della criminalità organizzata nelle opere pubbliche coordinate dalle Prefetture, hanno dimostrato come in diverse province del Veneto siano stabilmente presenti gruppi criminali di tutte le mafie italiane da almeno 20 o 30 anni e come sul territorio operino anche consorterie mafiose straniere, provenienti dai Balcani, dall’Est Europa e del continente africano.
Infiltrazione mafiosa: settori a rischio
Le mafie operano in tutti i settori economici. In particolare:
- Appalti pubblici, costruzioni, settore immobiliare
- Filiera agroalimentare (agromafie)
- Giochi e scommesse
- Gestione impianti sportivi
- Raccolta e smaltimento di rifiuti (ecomafie)
- Sanità
- Trasporti e logistica
- Turismo e ristorazione
Come si presentano le imprese mafiose
Le organizzazioni mafiose utilizzano sempre meno la violenza. Da diversi anni, soprattutto nelle aree Settentrionali del Paese, i clan preferiscono sfruttare l’enorme liquidità in loro possesso per:
a) presentarsi come normali imprenditori intenzionati ad investire;
b) aiutare aziende in difficoltà con immissioni di capitali che si trasformano quasi sempre in prestiti usurai;
c) corrompere persone che operano nella politica, nella pubblica amministrazione, nel mondo delle libere professioni.
Nel corso del seminario intitolato La penetrazione delle mafie nell’economia. Focus sul Veneto e su Verona , il Prof. Antonio Parbonetti, ha elencato quelle che sono le principali modalità di azione delle imprese mafiose. In particolare:
- I mafiosi costituiscono più società, con bassa dotazione di capitale, operanti tutte nello stesso settore pur avendo sede in diversi territori oppure, al contrario, sono ubicate nello stesso territorio ma operano in settori diversi.
- Le società sono costituite da un solo socio o da pochi soci che sottoscrivono il capitale minimo per dare vita, in genere, ad una Società a responsabilità limitata, versando l’importo minimo di 2.500 euro.
- Le aziende legate alle organizzazioni criminali spesso condividono gli stessi amministratori e manifestano una incoerenza tra il volume d’affari che producono e gli investimenti realizzati (utilizzo di falsa fatturazione).
- Gli imprenditori delle aziende criminali spesso gestiscono un numero rilevante di aziende che richiederebbero competenze differenziate.
Dati
BENI CONFISCATI
|
BENI IN AMMINISTRAZIONE ANBSC
|
BENI DESTINATI
|
REGIONE VENETO
|
206
|
251
|
PROVINCIA DI VERONA
|
61
|
52
|
(Fonte: dati Infoweb ANBSC)
AZIENDE CONFISCATE
|
AZIENDE IN AMMINISTRAZIONE ANBSC
|
AZIENDE DESTINATE
|
REGIONE VENETO
|
21
|
15
|
PROVINCIA DI VERONA
|
5
|
2
|
(Fonte: dati Infoweb ANBSC)
SEGNALAZIONI DI OPERAZIONI FINANZIARIE SOSPETTE
REGIONE
|
2024
|
2025
|
|
TOTALE SOS 2024
|
1° SEMESTRE 2024
|
2° SEMESTRE 2024
|
1° SEMESTRE 2025
|
VENETO
|
10.758
|
5.289
|
5.469
|
5.123
|
BELLUNO
|
307
|
159
|
148
|
164
|
PADOVA
|
1.927
|
936
|
991
|
963
|
ROVIGO
|
550
|
299
|
251
|
301
|
TREVISO
|
1.631
|
828
|
803
|
772
|
VENEZIA
|
2.161
|
1.091
|
1.070
|
977
|
VERONA
|
2.177
|
1.030
|
1.147
|
950
|
VICENZA
|
2.005
|
946
|
1.059
|
996
|
(Fonte: dati Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia-UIF Banca d’Italia)
INTERDITTIVE ANTIMAFIA
TERRITORI
|
2024
|
ROVIGO
|
2
|
VENEZIA
|
2
|
VERONA
|
2
|
TREVISO
|
1
|
VICENZA
|
1
|
(Fonte: dati Relazione Annuale Direzione Investigativa Antimafia 2024, p. 329)
I settori in cui operano le imprese mafiose in Veneto